di Nicola Tranfaglia
In un saggio che pubblicai per la prima volta con l'editore Laterza nel 1991( un anno prima-vale la pena ricordarlo- delle stragi di Capaci,23 maggio 1992, che portò alla morte di Giovanni Falcone,delle persone della sua scorta e di sua moglie Francesca Morvillo e di via d'Amelio in cui caddero Paolo Borsellino e le persone della sua scorta) sostenni per la prima volta una tesi interpretativa della crisi italiana che aveva al centro il fenomeno mafioso.
Sostenevo allora - e sostengo, più di vent'anni dopo, nella nuova edizione del volume LA MAFIA COME METODO, pubblicato circa un anno fa da Mondadori Università - che il problema della mafia, o meglio delle mafie che agiscono nel nostro paese da più di due secoli, inizialmente nelle regioni meridionali ma da molto tempo in tutta la penisola. è stato ed è centrale nella nostra storia e che l'aspetto più preoccupante e pericoloso sta nel trasferimento, avvenuto negli ultimi cinquanta, sessant'anni fa, dei metodi propri dell'organizzazione mafiosa dalla criminalità organizzata alle amministrazioni pubbliche e private esistenti in Italia. Un simile passaggio mette in crisi l'edificio costituzionale repubblicano, come i rapporti tra i cittadini e le istituzioni, e mina radicalmente la coscienza civile, la fiducia nella politica e negli organi dello Stato e delle pubbliche comunità, favorisce i più forti e i prepotenti di fronte a chi si ispira ai principi delle leggi e della costituzione democratica del 1948.
In altri termini è un fattore decisivo a favore della mentalità mafiosa di fronte a quella che l'esercizio della democrazia repubblicana dovrebbe instillare nelle nuove generazioni per favorire la formazione, attraverso una sana e corretta informazione, di una pubblica opinione democratica. Oggi quasi inesistente a causa di un degrado che cura da più di trent'anni delle istituzioni pubbliche e private. La situazione del Paese è compromessa per gli errori accumulati nell'ultimo ventennio populista e per l'incapacità complessiva delle nostre classi politiche e dirigenti di indicare un orizzonte positivo soprattutto per le nuove generazioni.
Roma, 4 febbraio 2014